play to earn - giocare ai videogiochi e guadagnare

Play to earn: guadagnare con i videogiochi

Il concetto di Play to earn si può riassumere brevemente come: giocare ai videogiochi da la possibilità di guadagnare soldi nella vita reale.

Piccolo appunto: giocare ai videogiochi fa parte della vita reale, ma prima dell’avvento del play to earn, spento il computer o la console, i videogiochi non avevano un impatto diretto nella vita di tutti i giorni. Impatto inteso come guadagno nudo e crudo, perchè giocare va al di la del divertirsi davanti uno schermo, ma questo è un altro discorso.

Ai miei tempi

Al momento in cui scrivo, ho 40 anni e gioco da quando ne avevo 12. Purtroppo più il tempo passa, meno tempo ho per giocare :(. Da quando ho scoperto il meraviglioso mondo dei videogiochi, ho speso tanti, tanti soldi. In verità molto meno della media dei videogiocatori, ma per me sono tanti.

Ho cominciato a giocare su un Commodore 128 e pur comprando ogni videogioco che giocavo, non sapendolo acquistavo videogiochi piratati. Che begli anni, quelli :°) A tal proposito vi consiglio il libro Vita da videogiochi: Memorie a 8 Bit di Ivan Venturi, uno dei pilastri del mondo dei videgiochi in Italia.

Il tempo passa, arrivano le console. Passando dal Nintendo 8 Bit, il SEGA Mega Drive, la Dreamcast, si arriva alla prima generazione di Playstation. Ok, taglio corto. Quello che vorrei spiegarvi è che il mondo dei videogiochi è entrato nella vita di molti di noi ad un caro prezzo. I videogiochi non sono mai costati poco e per un videogiocatore accanito che fa parte della famiglia media italiana, giocare sempre a nuovi titoli non è mai stato semplicissimo.

Dagli anni 2000 si è diffuso molto lo scambio dei videogiochi come il mercato secondario dei titoli usati, ma per dei ragazzi spendere circa 100€ al mese per un paio di giochi non è mai stato semplice.

Lo stato attuale

Ora come ora, la concorrenza nel mondo della distribuzione dei videogiochi è altissima. Nel mondo delle console il duopolio Microsoft – Sony ha portato alla creazione di abbonamenti a basso costo che permettono di giocare a innumerevoli titoli di pregio. Nel mondo PC, Steam e Epic Games permettono di acquistare titoli a prezzi contenuti se non di ottenerli gratis.

E’ una pacchia (se tralasciamo questioni quali il possesso del gioco).

Il play to earn

Tutta questo discorso a che pro? Solo per render chiaro che dagli prima degli anni 80 ad oggi, videogiocare significava spendere una cifra variabile di soldi. Da qualche anno a questa parte, ma soprattuto negli ultimi due, è possibile guadagnare mentre si gioca tant’è che c’è chi ne ha fatto un lavoro.

Da sempre sono esistiti videogiochi che permettevano, a fronte di moooolto tempo passato a giocare, di ottenere componenti rari/epici che permettevano di avere dei vantaggi nel gioco, oltre all’orgoglio di poterli sfoggiare davanti a tutti come premio del tempo speso per ottenerli. Nelle varie comunità videoludiche possedere determinati oggetti comportava l’essere “qualcuno”, uno di quei pochi che “ce l’aveva fatta”. A volte uno di quelli che i pezzi li aveva comprati. Anni fa la Blizzard ha provato (malamente) con Diablo 4 a permettere di guadagnare soldi veri vendendo oggetti di gioco. La comunità non l’ha presa per niente bene.

In realtà, pare che la comunità videoludica non stia prendendo bene neanche l’attuale svolta del Play to earn, Ubisoft ne sa qualcosa con Quartz, ma è anche vero che un innumerevole numero di persone quotidianamente, spende del tempo per giocare a videogiochi che permettono loro di guadagnare. Ma di che cifre parliamo? Di cifre a molti zeri stando alle capitalizzazioni di mercato.

Come si guadagna con il play to earn?

Dipende. A seconda del videogioco, si ottengono degli oggetti unici che non sono altro che NFT (ho spiegato cosa sono tecnicamente qui). Questi oggetti unici (vestiario, armi, gemme con poteri, personaggi) si possono scambiare nei marketplace messi a disposizione del gioco o nei mercati così detti secondari. Tutto ciò si è sempre fatto dai tempi di WOW se non prima, la differenza ora e che il guadagno ottenuto è in una crypto currency (tipo i Bitcoin) che si può scambiare in valuta corrente.

Questo è solo l’inizio. Numerosi giochi, che stanno fortemente spingendo il concetto di metaverso, permettono l’acquisto e l’affitto di terreni nel mondo virtuale. Le transazioni si fanno sempre con la moneta di gioco, ma come ho già detto questa volta si tratta di crypto currencies, alias moneta sonante una volta scambiata.

Una parentesi per parlare di chi già guadagna giocando: già da tempo c’è chi lavora nel mondo degli e-sport a chi guadagna somme interessanti pubblicando online contenuti relativi ai videogiochi su Youtube o Twich per fare due esempi. Questo tipo di approccio però è meno democratico di quanto si pensi, perchè solo una stretta cerchia di persone ottiene guadagni degni di nota, al di la del tempo speso nel generare contenuti sulle piattaforme. Il play to earn permette a chiunque di guadagnare, con un minimo di fortuna in quanto spesso i contenuti ottenuti vengono generati casualmente.

Negli anni cambierà lo stigma sociale secondo cui se giochi ai videogiochi perdi tempo? Non credo, perchè è comunque molto diffusa l’idea che se guadagni i soldi in questo modo, non è che lavori davvero. Ne riparleremo.

Photo by olieman.eth on Unsplash

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